19 maggio 2008
VIOLENZA, DALLA PARTE DI CHI LA SUBISCE. SEMPRE.
di Giuseppe Di Vietri
______________________________________________________________________________
E’
la notte a cavallo tra l’ultimo di aprile e il primo di maggio. In città,
ognuno a modo suo, approfitta dell’occasione per fare baldoria con gli amici.
Una birra, uno sguardo fugace lanciato ad una ragazza, una passeggiata.
Giovani. Una serata come tante. In un luogo come tanti. Un gruppo di cinque
ventenni si avvicina ad un altro gruppo chiedendo ad uno di questi una
sigaretta. Costui appone il suo rifiuto e questi – a quanto pare – reagiscono
in maniera inconsulta aggredendo il gruppetto di tre. Tutti o solo alcuni dei
cinque se le suonano con i malcapitati (i quali comunque partecipano al
certamen) e continuano il pestaggio anche quando uno di essi è a terra,
indifeso, martoriato. Giovani. Una serata come tante. In un luogo come tanti. A
questo punto ci si aspetta il solito e
talvolta bigotto ragionare sui giovani; si sarebbe aperta la solita
passerella di supposizioni: “sera di festa… le due di notte… gli amici, i
locali… avranno bevuto! Si saranno fatti qualche canna!”.Ma
improvvisamente, allorquando la questura comunica le varie piste investigative,
ci si accorge che questa cosa non poteva essere compiuta da ragazzi “normali”,
in un luogo come tanti. Improvvisamente quell’ipotesi investigativa diviene il
leit motiv della discussione. Non interessa cosa hanno voluto significare le
autorità competenti. Il cerchio è chiuso. Quei ragazzi erano di estrema destra,
il fattaccio è accaduto a Verona, ergo è un aggressione politica. E’ tutto
chiaro come la luce del sole: non può non essere che così. Eccellente Watson:
stai ricomponendo il quadro! Non interessa come sono andate le cose. E’ già tutto chiaro! Diamine se lo è! Vorrei
ricapitolare: sera di festa - rissa per futili motivi - ragazzo morto -
aggressori appartenenti all’estrema destra. Tutto chiaro: adesso bisogna solo
ipotizzare quale elemento si sia realizzato in quella sede tale da giustificare
in uno schema ideologico e comportamentale di un nazi-fascista il porre in
essere l’atto violento: “sarà stato comunista!”.Non
importa a nessuno se quel povero cristo fosse stato effettivamente comunista o
meno: magari lo era, e magari glielo avrà detto anche in faccia a quella
sottospecie di animali che lo hanno ammazzato che lui era un rosso e fiero di
esserlo. E a questi paladini neanche importa cosa lui pensasse effettivamente.
Quello che conta è il fatto che c’è un morto e che gli aggressori erano di
estrema destra. Ciò è più che necessario per marciare!! “Nicola, è vivo e lotta
insieme a noi!” Per
questi paladini della vita umana c’è la necessità di dimostrare che
necessariamente i nazi sono degli animali violenti che sguazzano nella rozzezza
e si nutrono di odio. E magari lo sono. Anzi, lo sono sicuramente. Ma non
importa: tu Nicola sei solo un elemento nell’impianto argomentativo di chi
necessita di dimostrare che lo sono. E lo sono perché hanno aggredito per un
futile motivo o perché hanno infierito su un ragazzo a terra già pestato a
sangue? Forse la prima. Forse la seconda. Forse tutte e due. Non importa: si ha
il realizzarsi di un comportamento violento connaturato nell’ideologia
nazi-fascista e ciò è bastevole. E
se invece Nicola fosse ancora in vita e, ferma restando la dinamica degli
eventi, magari in quattro tavole di legno si ci trovava uno dei cinque
aggressori? Che
reazione avremmo avuto oggi? “Nazi
bastardi se la sono cercata, così imparano!” E
magari, anzi sicuramente, i paladini oggi avrebbero parlato non del ragazzo
morto (perché è quello che a noi sta a cuore:
la vita spezzata, no?) ma avrebbero incentrato le loro argomentazioni
sul fatto che Verona è una città violenta, in cui è dominante una cultura di
estrema destra la cui natura ha trovato necessario sfogo in
quell’aggressione; e sostanzialmente è
quello che fanno già ora, ma almeno non
avrebbero sbandierato il morto come argomento incontestabile della giustezza
della loro crociata o apponendolo a spada di Damocle su coloro che avessero
osato dire mezza parola al riguardo: “C’è il morto! Sei un insensibile” Non
è così? E’
il povero cristo che giace freddo sotto terra a starci a cuore? E
quando mai una mobilitazione per un ragazzo morto dopo una rissa serale? E
quando mai si aperta una discussione – tra noi giovani innanzitutto –al sentire
di azioni anche più efferate poste in essere da nostri congenerazionali? Mi
sbaglio? E
della povera Lorena, perché noi giovani non ne parliamo? Tre
vermi a cui lei si era concessa l’hanno soffocata dopo averla riempita di
botte, dopo averla martoriata con calci e pugni. Una ragazza, indifesa, e con
la quale gli assassini avevano avuto rapporti intimi.. Neanche l’aver più volte
condiviso un’esperienza di quel tipo con lei ha creato un qualche genere di
freno . Ma
di lei a questi paladini-della-vita-spezzata interessa poco. Forse
perché più che paladini della vita umana sono paladini dell’antifascismo (non
che ciò sia di per sé un male). Non
che costoro se ne freghino
(assolutamente no!), ma per quanto sbigottiti e magari addolorati, di certo non
hanno avuto quella sacrosanta tensione giustizialista come nel caso del povero
Nicola (ma il nome forse poco importa: chiamiamolo
“morto-ammazzato-da-neo-nazi”) Ma
perché ciò?? VIDEST
RESPONSUM Bisogna
fermarsi un momentino a ragionare e farsi un profondo esame di coscienza, e non
perché si stia agendo in mala fede o per scopi disdicevoli - la cultura della
violenza è un elemento presente nel mondo dell’estrema destra (ma fortunatamente non in tutto) e purtroppo
in alcuni casi non isolati riveste addirittura una valenza costituente CHE DEVE
ESSERE SRADICATA (e sottolineo questo
termine) SENZA MEZZI TERMINI E SENZA ESITAZIONE ALCUNA - ma perchè vi è stato un accanimento nella
ricerca di UNA verità specifica, una verità ideologicamente preconfezionata il
cui successivo ed eventuale riscontro non ne giustifica nella maniera più
assoluta il formarsi. E
con la stessa fermezza deve essere SRADICATA anche quella che si trova dall’altra parte della barricata. L’assioma
DESTRA-ODIO-VIOLENZA “PURA” e SINISTRA-RISPETTO-PACIFISMO è una baggianata
colossale: provate ad andare a Bologna con una maglietta della X-Mas e fatemi
sapere se sarete accolti da ragazzi festosi che proveranno a convincervi con
“mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Penso
che frasi del tipo “L’unico fascista buono è quello morto” o “se vedo un punto nero gli sparo a vista”
siano esemplificative di quanto la violenza e l’odio per il diverso sia
connaturato e radicato anche qui (e sottolineo, non per par condicio
argomentativa ma per onestà intellettuale, che fortunatamente non in tutta
l’estrema sinistra). Ora ci sarà anche
qualcuno che, anche solo nella sua testa, proverà a circoscrivere il fenomeno
violento nel mondo della sinistra, ma questo sarà solo la dimostrazione del
modo di porsi IDEOLOGICAMENTE FUNZIONALE in sede di formazione e argomentazione
di un giudizio sulla violenza; magari dicendo che quelli non sono esattamente
della propria corrente politica, oppure che sono dei semplici cretini, oppure
altro… Ma perché, non si può asserire lo stesso dall’altra parte e per l’altra
parte? E
magari si porranno in essere delle argomentazioni sulla differenza tra destra e
sinistra bla bla bla,.. Ma qua nessuno deve portare acqua al proprio mulino,
altrimenti siamo ancor più dei disonesti. LA
VIOLENZA E’ SEMPRE VIOLENZA. Se
poi si ritiene che per sconfiggere il neo-fascismo si può usare violenza,
allora la discussione non è più sulla violenza (se per qualcuno lo è mai stata)
ma si discute circa il merito, circa la validità e la giustezza del fine nobile
o malsano che la muove. Spero
che concordiate su questo punto con me, altrimenti devo per forza di cose
dedurre che si sostiene il carattere discrezionale del giudizio di esecrabilità
dell’atto offensivo. Non
penso che si sostenga questo, ma nel
caso in cui sia questo il modus (e
purtroppo sono tanti i cretini che la pensano in questa maniera, da una parte e
dall’altra) allora il discutere del gesto violento di destra diviene solo una
scusa per attaccare un avversario
politico, con buona pace di Nicola. Un
ragazzo come tanti.
Avvertenza:
la mia non è nella maniera più assoluta un’apologia di nessun colore politico.
Quello che ho detto, fatte le ovvie modifiche per alcuni passi, è valevole anche invertendo la “cromatura”
degli aventi causa. Giuseppe Di Vietri
|