23 agosto 2007
LA POLITICA SI RINNOVA...
L’estate
torrida paventata dai nostradamus del meteo si è fortunatamente rivelata una
boutade giornalistica. Piuttosto l’Italia è in fiamme, ma per questo non c’è
bisogno di nessun frate indovino. Un po’ come dichiarare che la politica
italiana è attesa da un autunno rovente, facile no? I
tribuni del popolo non hanno perso tempo, dissotterrando il classico clichè degli
affabulatori dal fiato corto: rinnovamento. Il
rubicondo signore dell’estasi non esiterebbe ad esclamare: perbacco! I
nostri affabulatori sono probabilmente stanchi, neanche si sforzano di
camuffare la forma. Perché
non adoprare, a tal uopo, la santissima lingua dei nostri Padri come, motu proprio, suggerisce il lefebvriano
Benedetto XVI? “Lupus
agnum edit” disse il savio lupo all’ingenuo gregge di agnelli, e tutti esclamarono:
meraviglia! Renovatio,
signori, renovatio salmodiate dalle panche del parlamento. Nessuno
obietterà, nessuno ammonirà, nessuno vi accuserà di profanare la nostra lingua
madre, mater omnium virtutum. Insomma,
in un parla-mento tutto è lecito e,
d’altronde, il linguaggio è un organismo pulsante, cangiante nei tempi e nei
modi. E se la classica renovatio diventa sinonimo di “cerchiobottismo”, nulla
di nuovo sotto il sole d’Italia, patria dei Gonzaga e dei Borgia, dei
Machiavelli e dei cicli storici vichiani. Qua non si muore con tutti i
filistei…
Questa
è la terra del Partito Democratico e della “prode” Finanziaria. Pare
necessario sottolineare che, per quanto siano stati concepiti da eccellentissime
menti, gli stessi rientrano nella vile categoria degli strumenti, dei
dispositivi; ciò che, con felice intuizione, i parlanti inglesi chiamano device - e facciamoli contenti gli
anglosassoni, questi tronfi ma lodevolmente sintetici padroni del mondo. Un
partito, una manovra economica sono, per l’appunto, device, nulla più.
Il
rinnovamento, al contrario, è qualcosa che rimanda all’ethos, qualcosa che
mette alla prova gli autori di questi dispositivi. Insomma, renewal is not a mere device. Ah,
quest’inglesi! Agli
autori dobbiamo chiedere di tradurre le loro idee in prospettive affatto nuove,
di sciogliere i ceppi di un passato logoro. Epperò
sembra che il principio-guida dei nostri “cari” onorevoli sia il trasformismo, ben altra cosa
dall’auspicato rinnovamento. Accade tra queste valentissime menti che un
movimento circolare sia confuso per un movimento progressivo. Una vera
disdetta!
Amministrare
e governare con giudizio la res publica
deve essere l’atout per gli eletti dal popolo, ma pare che l’esercizio
parlamentare offuschi la mente di questi onorevoli rappresentanti a tal punto
da persuaderli che essi siano gli eletti del
popolo. E
da questo bizzarro bisticcio di parole, da una vocale aperta e poi chiusa in
malo modo può accadere, come invero accade, che l’interesse collettivo si
confonda incidentalmente in interesse personale. Del
tutto incidentale, ovviamente.
Il
“popolo sovrano” resta l’idea fondativa del vi..[.]oso parlamentare, che opera
sempre e comunque per il bene della collettività, fraternamente. Tocchereste
Caino, voi? In
fondo è nostro fratello, lavora per noi…
Aristide Cherubini Giacoia
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